Una rete di corridoi metallici nascosta sotto un magazzino, vicino al porto di New York City.
Il pavimento è ricoperto di droni assassini disattivati. I loro tentacoli metallici, progettati sia come arti di locomozione che come armi letali, giacciono svenuti a terra come un groviglio di serpenti luccicanti. Privo di sensi su di essi, un corpo metallico distintamente femminile.
Ci sono solo due esseri viventi in questa stanza. Uno e mezzo, in realtà.
Il “mezzo” è un serial killer ossessionato dal robot genocida Ultron. Il suo corpo è ricoperto da una vernice spray grigio metallizzata, ma alcune parti del suo corpo sono di vero metallo organico. Parte del volto, che ora riproduce orribilmente il ghigno mortale di Ultron.
E la mano destra, le cui dita sono state accuratamente affilate in rasoi mortali. Ed è con questo artiglio immondo che cerca di esporre gli organi interni di Charles Contact, ex investigatore privato finito in questa faccenda quasi per puro caso.
-Senti, Ultron Junior, non potremmo parlarne da…Ehi !!! Questa giacca è in prestito !!!
Il killer osserva brevemente il tessuto che ha strappato dai vestiti di Contact, con espressione incuriosita.
-Curioso. Le mie parti organiche soffrono una lieve perdita di efficienza per la tua vicinanza. Che cosa sei ?
-Ti rendi conto che una volta riattivata Jocasta ti prenderà a calci da qui alla Slorenia, vero ?
-Ho abbastanza tempo per sterminare l’intero stato prima che si riprenda.
-In questo caso – risponde Contact togliendosi lentamente la giacca strappata e facendola cadere a terra – Devo salvarlo io il mondo ?
Il killer fa un passo in avanti, lasciando a Contact il tempo di raccogliere un drone e lanciarlo verso il suo ex padrone.
Il figlio illegittimo di Ultron si limita ad afferrare i cinque chili di metallo, stritolarli con una mano e lasciarne cadere i rottami.
-No. Il mondo è già morto.
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#30
JOCASTA in:
METALLO URLANTE
Un pugno d’acciaio sfonda la parete di metallo. Se lo avesse fatto mezzo secondo prima, avrebbe spaccato a metà la testa di Contact.
-Ora capisco perché mio padre ha sempre cercato di uccidere gli umani un po’ alla volta, invece che tutti insieme. E’ molto stimolante, anche se poco efficiente.
-Cosa conti di fare, Junior ? Staccare la testa a sei miliardi di abitanti ? Spero tu abbia un piano pensione !
-Non mi chiamo “Junior”… - risponde con rabbia il serial killer, afferrando per il collo Contact con la mano metallica e sbattendolo contro il muro – sono Ultron.
La stretta non è abbastanza forte da impedire a Contact di respirare, e forse potrebbe liberarsene se usasse le mani per farlo.
Ma dovrebbe toccare l’avambraccio di “Ultron”, ancora di carne. Morirebbe all’istante. Ed ha fatto una promessa a Jocasta.
-Sei fregato comunque…Jocasta ha messo fuori uso tutti i componenti elettronici…qualunque arma tu abbia rubato al vero Ultron non funzionerà…
-Sottovaluti l’intelligenza di mio padre, sacco di carne. Ha sempre saputo che i suoi schermi non lo avrebbero protetto per sempre dagli impulsi elettromagnetici… quando era ancora Ultron-3, progettò un’arma che nessun impulso avrebbe potuto fermare.
-E non lo ha usato per tutti questi anni ? Chi ha progettato tuo padre, Bill Gates ?
-All’epoca, l’odio di mio padre era solo per gli esseri umani. Non aveva niente contro altri organismi organici. Ben presto il suo odio crebbe a tal punto da non sopportare l’idea di allearsi a dei batteri per sterminare l’umanità.
-Stai dicendo che Ultron aveva armi batteriologiche !? E’ un robot !!!!!
-Un robot i cui schemi mentali sono basati sul più grande biochimico del pianeta. Creò un batterio ben più mortale di qualunque altra cosa generata dalla carne… capace di avvelenare milioni di persone in pochi minuti.
-E’ questo che intendevi con…hai già rilasciato il virus !? Sei impazzito !?
-Sono Ultron. Solo la macchina deve sopravvivere.
La presa metallica si stringe di più, impedendo a Contact di respirare. Disperato si toglie uno dei guanti…ed appoggia la mano sul braccio umano.
-Sopravvivi a questo, stronzo.
Il braccio di “Ultron” si abbassa leggermente, pur continuando a tenere sollevato Contact. Gli sguardi dei due uomini restano fissi l’uno sull’altro mentre la carne si scioglie, colando sul pavimento con un puzzo micidiale.
La tossina prodotta dal corpo di Contact fluisce all’interno di quello di “Ultron”, bruciando e sciogliendo e decomponendo ad una ad una ogni molecola organica.
Il risultato è diverso da quello previsto.
Lo scheletro di metallo è ancora largamente intatto, così come alcuni muscoli scintillanti. Non ce ne sono abbastanza da permettere all’assassino di sollevare Contact, ma bastano ancora a farlo restare in piedi. E a stringere la mano sulla laringe.
-E’ tutto
quello che hai, sacco di carne ?
-No, ho anche un cervello funzionante. I tuoi cinque minuti di fama sono passati, Junior.
Una mano femminile si appoggia sulla spalla dello scheletro di metallo, stringendo la presa quanto basta per frantumare la spalla. La mano dell’assassino perde la presa e Contact se la toglie di dosso, gettandola a terra insieme agli altri rottami.
-Ti avevo chiesto di lasciarlo vivere – rimprovera Jocasta.
-Lui non aveva gli stessi problemi.
-Errore di
sistema irreversibile… Ultron deve sopravvivere…
L’assassino cerca di colpire Jocasta dandole un pugno con l’unico braccio che gli è rimasto. Il suo scheletro non si è ancora completamente metallizzato, e quando colpisce il palmo della mano della Vendicatrice si riduce in sottili brandelli di metallo che cadono a terra. E lo scheletro metallico si accascia al suolo.
-Tu non sei Ultron. Come hai fatto a prendere il controllo di una delle sue basi ?
-Nessuno ha
detto…a Edipo il suo destino…ha sconfitto
Jocasta si avvicina all’assassino, inginocchiandosi per guardarlo negli occhi.
-Non posso fare niente per te. Perché desideri la morte ? Perché non sei scappato dalla città prima di contattarmi ?
-Di cosa stai parlando…madre ? – chiede il mostro con voce sempre più debole.
-Alla REvolution. Mi hai spedito due occhi umani ricoperti di vernice.
Stringendo i muscoli artificiali del volto, “Ultron” inizia a sbiancare e a ridacchiare sommessamente.
-Stupida madre…prima di stasera…credevo fossi morta…
-Ma allora chi è stato a… - si domanda Jocasta.
L’assassino cade a terra, esalando il suo ultimo respiro con un ghigno sfigurato sul volto:
-Ult…ron…
Contact si avvicina al robot, mettendole le mani sulle spalle come per confortarla. Ed in effetti, anche se sul volto del robot non c’è nessuna emozione, è chiaro che è spaventata.
-Tutto bene, Jocasta ?
-No.
Fuori dal labirinto metallico, nel porto di New York. Jocasta aiuta Contact ad uscire dalla botola d’entrata, mentre il suo processore interno lavora al massimo delle possibilità…forse un po’ oltre.
-Non riesco a contattare i Vendicatori – ammette – Dubito che il mio impulso elettromagnetico dia ancora dei problemi. Ultron doveva aver installato dei disturbatori di frequenze… ed averli aggiornati nel corso degli anni per restare alla pari con le nuove tecnologie.
-Jocasta, non riesco a credere che tu sia così calma…se Junior ha detto la verità, potrebbero morire a milioni prima dell’alba.
-Credevo avessi detto di esserti abituato alla morte.
-Non quando non sono io la causa !!! Non sappiamo neanche dove cercare l’arma, sempre che esista…
-Esiste, ed il suo potenziale letale non era un’esagerazione. Il bioscanner rileva già il batterio, deve essere stato rilasciato non appena siamo entrati nella base.
-Quindi si diffonde per via aerea…per fortuna non l’ha rilasciato in mezzo alla folla. Probabilmente il suo piano era di usarlo in un’area più popolata… tipo davanti alla base dei Vendicatori. Odio dirlo, Jo, ma tuo marito era un tizio in gamba a modo suo. Non possiamo isolare l’area contaminata ?
-E’ troppo vasta. Il batterio è stato rilasciato a qualche decina di metri dal suolo, e sta già scendendo. Avremmo bisogno di generare una corrente d’aria gigantesca per allontanare l’area contaminata.
-Thor ? – suggerisce Contact.
-Non c’è abbastanza tempo. Il batterio farà le prime vittime tra meno di un minuto…non abbiamo il tempo di evacuare l’area. Mi dispiace Contact, morirai anche tu.
-Ah…sai…ho sempre pensato che se fossi morto per colpa di un agente virale, sarebbe stato il mio agente virale.
Jocasta annuisce, incrociando le braccia e abbassando la testa. Poi qualcosa si accende nel suo processore. Rimettendosi dritta si volta verso Contact, e i due si dicono la stessa identica cosa nello stesso momento:
-Mi è venuta un’idea !
Prima ancora che uno dei due abbia il tempo di parlare, Jocasta afferra Contact e con un solo potente salto si lancia sul tetto del magazzino. Dando all’uomo un secondo per riprendersi dalla forte accelerazione, protegge entrambi con un campo di forza bluastro.
-Hai pochissimo tempo – spiega il robot – Hai detto che qualunque batterio tocchi il tuo corpo muore all’istante. Puoi produrre abbastanza tossina da uccidere il batterio prima che faccia danni ?
-Tieni il campo di forza finché non ti do un segnale – risponde Contact, che sta stringendo pugni e denti – Se sbaglio mira sterminerò la contea in un istante.
-Contact, non mi hai risposto.
-Non ho mai fatto niente del genere. Solo una volta ho provato a espellere la tossina…
-Quando ? – chiede Jocasta. Secondo il bioscanner, la tossicità all’interno del campo di forza sarebbe sufficiente a uccidere un decimo della popolazione terrestre.
-La prima volta che ho cercato di uccidermi. Adesso !!!
Jocasta abbassa il campo di forza, restando letteralmente a bocca aperta quando si rende conto di cosa sta facendo Contact.
La tossina che ha sprigionato si muove al suo comando. Ne sta producendo così tanta da rendere visibile una nebbia grigiastra che avvolge le sue mani, disintegrando le fibre dei guanti e del vestito.
Poi dirige un vero e proprio fiume di morte nell’aria, uccidendo qualsiasi cosa nel suo percorso. Qualunque microrganismo, non importa quanto piccolo e insignificante, muore. Centinaia di insetti cadono a terra morti. Qualche uccello non scampa allo stesso destino.
Analizzando la tossina, Jocasta capisce che cosa sta facendo Contact.
Normalmente il suo potere uccide solo al contatto perché la tossina non è in grado di sopravvivere più di qualche secondo lontana dal suo corpo. Per sterilizzare un’area così vasta Contact ha bisogno di generare una quantità tremenda di tossine.
La sua precisione e la sua fortuna sono sbalorditive. Né il batterio di Ultron né la sua tossina fanno in tempo a raggiungere degli esseri umani.
-E’ fatta, Contact. Il batterio è morto.
Il flusso di tossine scende rapidamente, e Contact cade sulle ginocchia visibilmente esausto. Il suo corpo non è abituato a un simile stress.
-Chiudi il campo di forza ! Chiudilo !!!
Jocasta obbedisce, riparando il mondo esterno da entrambi. La nebbia grigia avvolge ancora le mani di Contact.
-Non riesco a farlo smettere…continua a uscire…
-Resta calmo, Contact. Posso mantenere il campo per diverse ore, e non puoi ferirmi. Ci sono io qui con te.
Jocasta si abbassa, prendendogli una mano. Se avesse dei muscoli facciali, cercherebbe di sorridergli. Qualunque sia il meccanismo biologico all’opera, è lampante che Contact sta soffrendo moltissimo.
-Va meglio…credo di potermi fermare adesso…
-Terrò il campo di forza ancora per un po’, giusto…per…sicurezza…
Jocasta solleva la mano che stava toccando Contact, portandola sotto i propri occhi. Il metallo lucido si è scurito, ed ha iniziato a deformarsi formando delle piccole bolle. All’interno i cavi hanno iniziato a sciogliersi.
-Com’è possibile ? Dovrei essere immune…
-Te l’ho detto, Jocasta, il mio corpo è la cosa più tossica del mondo. Normalmente il metallo resiste ma…sono andato un po’ oltre i soliti livelli. Credo che la tossina…il virus…o qualunque cosa sia in realtà…abbia iniziato a mangiare il metallo a livello molecolare.
-Sta risalendo i condotti dell’energia. C’è un modo per fermarlo ?
-Aspettare. Se ti sto abbastanza lontano, tra qualche secondo morirà. Ma potrebbe fare in tempo a raggiungere il cervello, o qualunque cosa tu abbia in testa, quindi faresti meglio a spegnerti.
-Ma non potrò tenere il campo di forza… se i droni si riattivassero…
-Tranquilla. Qualunque cosa mi tocchi muore, no ?Anche…anche quello che non è vivo, sembra.
-D’accordo. E Contact…Charles…grazie.
-Per averti avvelenata ?
-No. Per avermi fatto ricordare di essere viva.
Cinque minuti dopo, sul tetto dello stesso magazzino. Contact sente il rumore di qualcosa che sfreccia nell’aria, e prima che abbia identificato la fonte del rumore vede un uomo in armatura rossa e oro atterrare dolcemente davanti a lui.
-Iron Man ? – chiede retoricamente.
-Che cosa è successo qui, mister ? Ho ricevuto una richiesta di soccorso da parte di Jocasta – risponde il Vendicatore dalla voce camuffata elettronicamente.
-Sì, abbiamo combattuto un serial killer che credeva di essere il figlio di Ultron. Tutto a posto, il suo scheletro è nei sotterranei.
-Che le è successo ? Sembra che sia stata mangiata dall’interno. E i livelli di tossicità sono altissimi.
-Ah, quello…ecco…temo di essere io. L’ho avvelenata per sbaglio mentre fermavamo l’arma di Junior.
-Hai avvelenato un robot…per sbaglio !? Chi diavolo sei, mister ?
-Charles Contact, PI. Non hai caldo lì dentro, d’estate ?
-Ho l’aria condizionata. Che ne dici di scendere, riattivare Jocasta e fare due chiacchiere su questo “Ultron Junior” ?
-Volentieri. Senti, come fai ad andare in bagno con quell’affare ?
Ignorando la domanda, Iron Man si carica Jocasta sulle spalle e si avvicina a Contact per afferrarlo…quando nota la mano decomposta di Jocasta.
-Sarà meglio usare il campo di forza.
-Tranquillo, non ho intenzione di stringerti la mano…
Lo strano terzetto vola a qualche metro di distanza dal magazzino, dove Iron Man appoggia delicatamente Jocasta a terra e collega un microscopico cavo ad una presa dietro la nuca.
-Le connessioni neurali sono andate, ma posso scaricare il suo programma nei computer dell’armatura. Questo corpo è inservibile, ormai. Non so come faccio ad essere ancora vivo, se sei in grado di fare una cosa del genere a Jocasta. Questo era titanio super-rinforzato.
-Sono un tipo che lascia il segno.
-Non farei tanto lo spiritoso se fossi in te, “Contact”. Fino a quando non avrò riattivato Jocasta, per me potresti essere un super-criminale. Ora, vogliamo parlare un po’ di questo serial killer ?
-Parlare ? Andiamo a esaminare il cadavere !!! Possiamo aver fermato l’assassino ma ci vorrà un bel po’ di tempo prima di risolvere tutti i misteri del caso.
Terminata la frase, Contact e Iron Man si voltano per osservare l’esplosione che distrugge il magazzino e blocca l’accesso alla rete sotterranea.
Iron Man incrocia le braccia, scuotendo lentamente il capo, e Contact si gratta nervosamente la testa.
-Eh…è troppo tardi per chiedere di essere arrestato per vagabondaggio, vero ?
Due giorni
dopo. Progetto PEGASUS (Potential Energy Group, Alternative Sources, United
States), New York.
Una rapida ricerca tra le ultime agenzia stampa conferma quello che si aspettava: la notizia del serial killer è stata fatta passare sotto silenzio.
Non c’è da stupirsene troppo, del resto. Nessuna epica battaglia da raccontare. Nessun testimone grato per essere stato salvato. Nessun supercriminale che giura vendetta. Solo una gran quantità di morti e rottami.
E molte, troppe, davvero troppe domande irrisolte.
L’esplosione è stata devastante. Distinguere i rottami dell’assassino da tutti i droni distrutti era impossibile persino per Tony Stark. Probabilmente neanche Ultron sarebbe più riuscito a risalire alla verità.
Charles Contact richiude il portatile, e sospira. Non è andata poi così male, dopotutto. Gli garantiscono un pasto caldo, un tetto sotto cui dormire e la certezza che nessuno lo sfiorerà senza il più potente campo di forza personale disponibile.
E’ in una prigione, di fatto, ma non ha di che lamentarsi. Non può pretendere più di tanto…
Qualcuno bussa sul vetro antiproiettile spesso quaranta centimetri, e parla attraverso l’altoparlante:
-Hai delle visite, Contact.
-Chi è stavolta ? SHIELD ? FBSA ? Il fisco ? Se mi spiegano come facevo a pagare le tasse senza uccidere l’esattore magari…
-E piantala di lamentarti, ti passo la chiamata sul portatile.
Sbuffando, Contact si massaggia il collo e senza troppa voglia apre il portatile. Sullo schermo il volto stilizzato di una donna.
-Contact. Scusa il ritardo, ma fino a mezz’ora fa non ero attiva.
-Jocasta ! Hai già un corpo nuovo ?
-Non ancora…Tony teme che il processore centrale sia stato infettato, ed insiste sul crearne uno nuovo prima di installarmi.
-Ah…senti…per quella faccenda dell’averti uccisa…
-Non l’hai fatto apposta, ed era una situazione che nessuno dei due poteva controllare. Sono contenta che almeno Iron Man non ti abbia fatto del male, devi ammettere che era una situazione abbastanza insolita.
-Sì, beh, non immaginavo che avrei apprezzato così tanto le telecamere nascoste finché non hanno esaminato le tue registrazioni. Adesso che farai ?
-Finché non avrò un corpo nuovo, ben poco. Continuerò ad aiutare Tony, suppongo, anche se credo che abbia finalmente accettato il fatto che sono ben più di un programma di gestione e che ho il diritto di vivere la mia vita.
-Ben detto. E se ti fa storie, mandalo a fare un giro qui…
-A proposito, come ti trovi ? Ho insistito per non farti trasferire ma…
-Sono essenzialmente in prigione, ma non mi lamento. Mi aspettavo di finire alla Volta o in qualche laboratorio segreto, onestamente.
-Il signor Stark ha ancora una discreta influenza in questo genere di cose ed io ho ancora una discreta influenza su di lui. Gli ho ricordato che è grazie a te se non ci sono stati milioni di morti perché una squadra da lui finanziata non ha adeguatamente distrutto tutte le fiale del gas robotizzante.
“E soprattutto una squadra di cui faceva parte” riflette Jocasta.
-Ouch. Colpo basso. Ce l’hai ancora con lui per non averti dato un corpo per così tanto tempo ?
-Contact, non devi giudicarmi così fredda e spietata solo perché sono un robot.
-No no, ti considero fredda e spietata perché sei una donna.
Jocasta sorride in modo impercettibile, e distoglie lo sguardo dagli occhi di Contact.
-Scherzi a parte, la tua situazione lo ha colpito. Dice di capire fin troppo bene che cosa hai passato. Farà in modo che ti vedano i maggiori specialisti del settore, da Richards a McCoy. Pensava anche di…
-Jocasta…non prendiamoci in giro. Questa non è una chiamata di cortesia, vero ? Hai scoperto qualcosa e non sai se parlarmene o meno.
La stanza resta nel silenzio per diversi secondi, fino a quando Jocasta non si decide finalmente a parlare.
-Secondo le prime indagini, il rifugio era immune ad una scarica elettromagnetica. Lo è sempre stato. Lo schermo era stato disattivato manualmente.
-E allora ? Junior può averlo disattivato per errore. Non era esattamente lucido, scheletro a parte.
-Le bombe non avevano comandi manuali, Contact. Ad Ultron non servivano, e non voleva che i suoi nemici le usassero contro di lui. Potevano essere attivate solo con un segnale radio, troppo complesso per essere inviato da un essere umano.
-Non sono sicuro di aver capito bene, Jocasta…ma in sostanza mi stai dicendo che…
-Le bombe non sono esplose da sole. Qualcuno le ha fatte detonare…dall’esterno del magazzino.
Una rete di corridoi metallici sotto New York. In mezzo alle macerie, una distesa di tentacoli metallici che lasciano fuoriuscire dei fili scoperti come se fossero lo scheletro di serpenti morti da millenni.
Un teschio metallico dal colore sbiadito risalta in mezzo a quel mare di rottami. Un occhio metallico brilla debolmente, forse l’ultima scintilla di vita rimasta in questo corpo di cui la scienza fuori controllo ha fatto un mostro.
Un teschio schiacciato inesorabilmente da uno stivale di metallo luccicante.
-Obsoleto.
FINE ?